Mi sono sempre chiesto come facciano i Dervisci Rotanti a girare su se stessi per così tanto tempo senza perdere l’equilibrio e senza star male. Ma la vera domanda è, come fanno a fermarsi all’improvviso senza nemmeno un tremolio?
Alla seconda domanda non ho trovato risposta. Alla prima forse sì. Beh, più che una risposta un’idea, o più probabilmente, un’illusione di risposta. Per oggi mi basta.
Oggi ho fatto un’esperienza simile. Non oggi mentre tu leggi, ma oggi mentre io scrivo.
Stamattina ho fatto una meditazione ispirata alla filosofia Sufi. Si inizia con dei movimenti ritmati per un po’ e poi giri su te stesso al suono di una musica stupenda. Proprio come i Dervisci.
Una mano alzata al cielo, per me era la sinistra, a “prendere” energia. L’altra verso il basso a “scaricare” a terra. Ti dicono di girare alla velocità che ritieni opportuna. Se ti viene mal di mare, o se perdi l’equilibrio, rallenti o ti fermi mettendoti a gattoni.
“Durerò due o tre minuti”, mi sono detto.
Dopo la prima fase arriva il momento di girare. Se ce la fai per dieci minuti. Si vabbè, se ce la fai. Io inizio…
Mi viene subito da girare velocemente, è la musica che con il suo ritmo ipnotico mi trascina. Mi butto, visto che starò in piedi due minuti, tanto vale che siano intensi!
E invece…
Mi accorgo che se mi focalizzo sulla mia mano, giro senza perdere l’equilibrio. Appena, con la vista periferica o con lo sguardo, vedo quello che mi gira attorno (anche se sono io a girare), perdo l’equilibrio.
Ho capito, il trucco è focalizzarsi sulla mano. Ora che ci penso, ce lo hanno anche detto.
Una piccola forza centrifuga tende ad allontanarmi il palmo che lascio andare… Noto che più si allontana dal mio viso, più è facile rimanere in equilibrio.
Mi perdo nel processo…
Giro per dieci minuti come un cestello della lavatrice quando centrifuga. Sono completamente in trance. Guardo la mia mano ma vedo altro… E’ una bellissima esperienza!
La musica cambia. È ora di rallentare, fermarsi e sdraiarsi a pancia in giù. Loro dicono per connettersi alla terra, forse è solo per non farci cadere, vomitare o chissà cosa.
A pancia in giù sento il mio respiro affannato. Ci ho dato dentro. Inizio a ridere, non so perché, sarà l’ebbrezza dell’iperventilazione…
Nel frattempo penso. Questa è una metafora per me!
Nella vita bisogna guardare la mano.
Cioè focalizzati sui tuoi obiettivi, su quello che conta per te, invece di lasciarti distrarre da quello che gira intorno. Se guardi fuori ti girerà la testa, cadrai, starai male…
Se allontani la mano, è meglio.
Questo potrebbe voler dire tante cose.
- che è meglio porre obiettivi lontani, a lungo termine. Obiettivi di strategia direbbero in azienda;
- oppure che è meglio porre obiettivi che sono al di fuori dal tuo baricentro, che sono fuori dalla tua zona di comfort (così riesci a girare più velocemente divertendoti);
- forse che devono essere fuori di te. Cioè per qualcosa più grande di te. Fuori da te, dai tuoi interessi, dal tuo ego;
- o ancora che devi distaccarti dalle cose (in PNL diremmo “prendere distanza”), per esserne meno influenzato e quindi avere più equilibrio…
Non so quale sia il vero significato, forse tutti o forse nessuno, decidi tu.
A me è piaciuto. Mi sono divertito, e ho provato nel corpo qualcosa che nella mente sapevo. Certo, quando la mente e il corpo si uniscono è tutta un’altra cosa.
Per dovere di cronaca, non mi sono fermato all’istante. Non ci ho nemmeno provato. E fortunatamente ci siamo tutti sdraiati sulla pancia. Sarei caduto, “ubriaco” come ero. Mi dicono che è normale per chi prova la prima volta.
Anche in questo caso un po’ come nella vita. Bello, no?
Buona settimana roteante!
Claudio