We can be Heroes

Dimmi con chi vai…

Ero fiero dei miei 10 km di corsa. La distanza era più che dignitosa per uno come me che detestava correre. Infatti non ho mai corso, se non per un breve periodo perché obbligato dal mio Maresciallo alla Folgore. Da buon bergamasco posso stare ore in bici, ma correre? Noooooo. Poi ho iniziato ed effettivamente mi piace. Non tanto l’atto in sé, mi piacciono le sensazioni prima, durante e dopo. Anche il concetto mi piace; se l’uomo non avesse iniziato a correre, non si sarebbe mai evoluto. E così, ho incominciato. Prima con fatica, e poi anche. La differenza è che all’inizio la fatica arrivava al 300simo metro, poi sempre un pochino dopo. Come tutte le cose, più la fai e meglio ti viene. Questa in particolare, se salti qualche uscita ti manca pure. Così è diventata un’abitudine. Non voglio diventare un esaltato, come quelli che non parlano e non fanno altro. Però è diventata parte della mia vita. Esco poche volte, ma regolarmente e finalmente ero arrivato a un numero di chilometri che potevo dire in pubblico senza vergogna. “Sai, faccio 10 km quando esco adesso” ho detto orgoglioso di me. “Ah, sì a quanto vai?” mi chiede. Dico la velocità e lui risponde, “bravo, stai migliorando, certo potresti aumentare il ritmo, tieni conto che quello che hai adesso è quello di un barboncino…”. Un barboncino?!? Mi è tornato alla mente il famoso Maresciallo di Pisa, che ci incitava perché andavamo “al passo della donna incinta”, mentre noi pensavamo di sputar sangue. Ci sono persone che non farebbero 10km nemmeno in motorino. Altre, fanno maratone come io faccio vacanze. Il mondo è bello perché è vario. Una cosa però mi è sempre più chiara. Le persone che frequenti ti influenzano, perché ti aiutano a definire il tuo standard. Ricordo tornato dai miei anni negli USA, l’istruttore della palestra di Bergamo che considerava la fase di riscaldamento della mia scheda di allenamento, troppo impegnativa. Infatti, l’aveva fatta un ammmerricano. È tutta una questione di standard, come dice spesso il caro Robbins. Da una ricerca che presento nel mio ultimo audiobook (che è primo su iTunes!), si evince ancora una volta, che ognuno la pensa a modo suo. Ci sono papà-manager che sono felici di passare almeno due sere alla settimana a casa, altri che se ne passano due fuori si sentono in colpa con la famiglia. Come dicevo, la vita è bella perché è varia. Il trucco? Definisci i tuoi standard e per le cose che contano per te, circondati di chi li alzerà. È un concetto antico, già detto e sentito e purtroppo ancora poco capito. Vale la pena ricordarselo. Love on ya! Claudio   P.S. Non corro più da barboncino 🙂

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